Un parco astronomico intitolato a Luigi Lilio, credo sia un atto importantissimo affinché il suo nome sfugga all’oblio e sopravviva nel grande libro della Scienza.
Il nome di Luigi Lilio è sconosciuto ai più, eppure proprio a lui dobbiamo una svolta fondamentale nella storia del computo del tempo, quella legata all’introduzione del calendario gregoriano, che dal 1582 in poi ha radicalmente cambiato il nostro modo di scandire giorni, mesi e anni. Stiamo parlando di Luigi Lilio (Aloysius Lilius) di Cirò, medico, matematico e astronomo del XVI secolo, della cui storia personale è rimasta, purtroppo, solo qualche debole traccia.
L’opera di Lilio segna un momento importante per la chiesa cattolica e per la società civile: infatti, il calendario da lui elaborato è quello che ancora adoperiamo dopo circa mezzo millennio e permette di determinare senza incertezze la data della Pasqua per sempre.
Nel corso dei secoli la discordanza tra le date del calendario giuliano, in vigore dal 46 a.C., e l’equinozio di primavera impone la necessità di correggere le regole adottate per registrare il tempo. Di questo problema soffre in particolare la Chiesa Cattolica che già dal Concilio di Nicea del 325 aveva legato al novilunio e all’equinozio di primavera il suo mistero fondamentale: la Resurrezione di Cristo. Nel XVI secolo appare ormai improcrastinabile la riformulazione del calendario, ma è un compito arduo da svolgere.
La grandezza di Lilio appare evidente se si considera che nel Cinquecento mancavano le leggi dei modelli planetari, i metodi della fisica e gli strumenti della matematica. Vedranno la luce non molti anni dopo ma a quel tempo non erano disponibili. Nonostante queste limitazioni, Lilio ebbe il merito di essere giunto alla soluzione di un problema, quello del calendario, che sembrava irrisolvibile e che per molti secoli aveva tenuto occupati insigni astronomi e studiosi come Copernico, senza riuscire a venirne a capo.
I Padri del Concilio di Nicea nel 325 avevano stabilito che la Pasqua di Resurrezione doveva essere celebrata nella domenica seguente alla XIV Luna (plenilunio) del primo mese dopo l’equinozio di primavera. Ma, nella metà del 1500, il calendario giuliano aveva segnato come giorno dell’equinozio il 21 marzo come stabilito dai padri di Nicea, ma gli astri l’avevano segnato l’11 marzo cioè circa 10 giorni prima. Si trattava quindi di correggere le regole adottate per registrare il tempo e contemporaneamente evitare che l’equinozio astronomico di primavera rimanesse indietro, rispetto al calendario civile, com’era successo nel corso dei secoli.
Per ristabilire il giusto calcolo della Pasqua si discusse la riforma del calendario anche nel Concilio di Costanza (1414 – 1418). Se ne discusse al Concilio di Basilea, e in quello al Laterano (1512 – 1517). Papa Leone X istituì una commissione, ma non si arrivò a conclusione. Diversi papi ci provarono senza esito: Eleuterio, Vittore I, Giovanni I , Clemente IV, Clemente VI, Sisto IV.
Al Concilio di Trento (1545-1563) si decise di demandare al Papa la soluzione della riforma del calendario, così Gregorio XIII istituì nel 1572 una Commissione di esperti, i cui lavori si conclusero nel 1582.
Su nove membri della Commissione tre di essi erano calabresi: Il presidente Guglielmo Sirleto di Stilo, il cardinale Vincenzo di Lauro di Tropea e Antonio Lilio di Cirò, l’unico membro laico della commissione.
Nel 1582, con la bolla papale “Inter gravissimas”, il pontefice Gregorio XIII sancì la nascita e l’utilizzo del calendario tuttora in uso nella maggior parte dei paesi del mondo.
Si tratta di un calendario basato sul ciclo delle stagioni. L’anno si compone di 12 mesi di durate diverse (da 28 a 31 giorni), per un totale di 365 o 366 giorni. Gli anni di 366 giorni sono detti bisestili: è bisestile un anno ogni quattro, con alcune eccezioni come il 2200 che non sarà bisestile mentre saranno bisestili gli anni 2400 e 2800.
In quanto allo spostamento dell’equinozio di primavera dovuto al calendario giuliano, Lilio, propose di eliminare dieci giorni.
Scrisse nel 1582 il più noto padre gesuita Cristoforo Clavio, matematico e astronomo, membro della Commissione “E magari fosse ancora vivo Aloysius Lilius Hypsichronaeus uomo più che degno di immortalità, che fu il principale autore di una correzione tanto valida e risplendette sugli altri grazie alle cose da lui scoperte.”
Luigi non visse abbastanza per vedere la sua riforma approvata dal Papa né tantomeno per vederla pubblicata. Chi portò avanti il suo progetto fu il fratello minore Antonio, che si trova scolpito nel bassorilievo del mausoleo di Gregorio XIII, situato della Basilica Vaticana, dove, genuflesso, porge al pontefice il libro del nuovo calendario.
Ma il lavoro di Luigi Lilio era stato così importante nel calcolare e stabilire l’esattezza del Calendario che papa Gregorio XIII scrisse il tre aprile del 1582 “desideriamo favorire con speciale grazia lo stesso Antonio al fin di rimeritarlo di grandi e laboriosi studi sostenuti nell’esame e compilazione della riforma ideata dal fratello Luigi”.
Per ringraziare il lavoro di Luigi Lilio il Papa concesse ad Antonio Lilio il diritto esclusivo di pubblicare il calendario riformato per un periodo di dieci anni.
Nonostante le vicissitudine che hanno fatto perdere le tracce di Luigi, la sua opera era nota tanto è che nel 1651 l’astronomo ferrarese Giovanni Battista Riccioli autore insieme al padre gesuita Francesco Grimaldi di un antica mappa lunare, diede ad un cratere della luna il nome di Luigi Lilio.
Il nome di Lilio fu dato anche all’asteroide n.2346 della fascia principale scoperto da Karl Wilhelm Reinmuth.
Nel Cinquecento la scienza per come ora la conosciamo non era ancora nata, ma Lilio riuscì ad elaborare un calendario civile quasi perfetto, sincronizzandolo con i tre principali movimenti della Terra: il movimento rotatorio intorno a se stessa, il movimento lungo l’orbita attorno al Sole e il movimento dell’asse terrestre intorno ad un punto ideale della sfera celeste. Mediante due equazioni, accorda i due cicli, solare e lunare, e propone un originale ed efficace ciclo delle epatte che permette di stabilire la data della Pasqua di qualsiasi anno. I suoi calcoli offrono al contempo un potentissimo strumento di calcolo che permette di adattare il calendario alla variazione della durata dell’anno tropico nel corso dei secoli mentre le date della Pasqua saranno sincronizzate per altri 5 miliardi di anni all’equinozio di primavera.
Per i suoi conti Lilio si affida a dati astronomici approssimati, contenuti in tavole compilative ormai vecchi di tre secoli. Le difficoltà astronomiche da risolvere riguardavano sia il moto apparente del Sole, sia il moto relativo della Luna. Si trattava di sincronizzare il tempo civile con gli indicatori celesti, mantenendo un vincolo inamovibile: la data dell’equinozio di primavera, convenzionalmente fissata in modo perenne il 21 marzo. Luigi Lilio riuscì in questa difficile impresa elaborando un calendario così perfetto da sfidare i secoli.
Purtroppo, la vita di questo grande scienziato ha lasciato solo qualche debole traccia. Sappiamo che nacque a Cirò presumibilmente nel 1510. Nel 1532 lo troviamo a Napoli, dove si addottorò in medicina. Poi si trasferì a Roma e nel 1552 era lettore di medicina presso lo Studio di Perugia.
Anche gli ultimi anni della vita di Luigi Lilio sono un mistero. Morì, in data imprecisata, prima dell’attuazione della riforma, lasciando al fratello Antonio la cura di difendere e divulgare il suo lavoro. Non sappiamo dove Lilio sia morto. Quanto alla data, si può affermare che, con buone probabilità, la morte lo colse prima del 1574, anno in cui non era certamente in vita.
Se le vicende biografiche di Luigi Lilio sono purtroppo oscure, persino la sua opera di riforma del calendario è incerta nei particolari poiché il manoscritto autografo che racchiudeva i suoi calcoli, non è stato mai stampato ed è scomparso senza lasciare traccia. Resta solo un breve opuscolo, il Compendium, che è una breve sintesi delle sue proposte.
Non sappiamo esattamente come Lilio sia giunto a concepire il suo sistema. Ricordiamo che a quel tempo le frazioni decimali non erano ancora in uso, ma per una strana coincidenza lo saranno dal 1582 in poi, e solo a partire dal 1593 viene progressivamente introdotto un simbolo come la virgola per indicare i numeri decimali. L’autore di quest’ultima innovazione fu Cristoforo Clavio che fu l’ultimo membro della Commissione ad essere in possesso del manoscritto di Lilio.
E’ da sottolineare il fatto che Cirò nel XVI secolo, oltre a Luigi Lilio, ha dato i natali ad altri illustri personaggi, oggi poco conosciuti ma all’epoca molto noti, come il poeta Jano Teseo Casopero, l’alchimista Giani Lacinio, l’umanista Giovanni Agrippa e il teologo e filosofo Cosmo Balsamo. Cirò, luogo sperduto dell’Italia meridionale faceva sentire alta la sua voce nella cultura europea del Cinquecento.

Luigi Lilio: uno scienziato del XVI secolo
Di Francesco Vizza

Istituto di Chimica dei Composti Organometallici (ICCOM)
Consiglio Nazionale delle Ricerche

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